Hai mai pensato che il tuo lavoro possa essere una fonte di felicità? Non sto scherzando, sembra che ci sia un segreto tutto danese per goderselo di più!
L’estrema importanza del benessere sul posto di lavoro è un argomento caldo nei nostri giorni. E pare che i Danesi abbiano una marcia in più sotto questo aspetto. Scopriamo insieme cosa sia questo affascinante “arbejdsglæde” e come possa rivoluzionare il nostro modo di vedere il mondo professionale.
Meik Wiking, un esperto di felicità… sì, hai letto bene, esiste una persona che di mestiere studia come essere felici, offre una visione innovativa. Autore di “Hygge Work”, Wiking ci dice che il lavoro non è solo un insieme di compiti noiosi e stressanti, ma può essere l’occasione per scovare gioia e appagamento nella vita di tutti i giorni.
Ma allora, cosa significa ‘Arbejdsglæde’?
Pare che i Danesi siano i campioni della contentezza professionale, un po’ come se avessero trovato l’elisir di lunga vita, ma versione lavoro. La felicità sul lavoro, secondo Meik Wiking, non si misura in euro sul conto in banca né in poltrone ergonomiche (anche se aiutano), ma sta nelle piccole cose come il senso di appartenenza e il crescere professionalmente. Secondo alcuni studi, più della metà dei lavoratori danesi continuerebbe a lavorare anche se non fosse un’esigenza economica. È un bel pensiero, no?
Le piccole grandi cose che contano
A quanto pare, non è solo questione di avere uno scopo, un po’ come quando sogni di diventare astronauta da piccolo, ma anche di godere di buone relazioni professionali e sentirsi valorizzati nel team. Insomma, essere felici sul lavoro può dipendere da cose come la chiarezza delle aspettative, la fiducia fra colleghi e la libertà di dire la propria senza paura di essere giudicati.
In sintesi, la scoperta guidata da Wiking ci invita a guardare oltre quei fattori materiali a cui spesso diamo troppa importanza e ci incoraggia a riflettere su ciò che aumenta davvero la nostra soddisfazione lavorativa, come l’espressione personale e la crescita professionale.
E mentre chiudiamo questa riflessione, voi, cari lettori, come la pensate? Credete che il lavoro possa essere davvero fonte di tanta felicità o vi sembra utopia? E magari com’è la situazione nel vostro ambiente lavorativo, avete ritrovato qualche spicchio di “arbejdsglæde”?
“La felicità non è né virtù né piacere né questa cosa né quella, ma semplicemente crescita. Siamo felici quando stiamo crescendo”, scriveva William Butler Yeats, e queste parole risuonano con particolare forza nel contesto del lavoro, come ci insegna Meik Wiking con il suo “Hygge Work”. Il lavoro, spesso percepito come una necessità o un obbligo, può trasformarsi in una fonte di crescita personale e di felicità. Wiking ci ricorda che il benessere lavorativo non deriva da benefici superficiali, ma da elementi profondamente radicati nella cultura aziendale e nelle relazioni interpersonali. L’arbejdsglaede danese, o la gioia di lavorare, non è un mito inarrivabile, ma una realtà basata su principi di significato, fiducia, collaborazione e equilibrio tra vita professionale e personale. In un mondo dove la ricerca della felicità sembra spesso un viaggio solitario, il lavoro può diventare un terreno fertile per coltivare la nostra crescita personale e collettiva, trasformando ogni giorno in un’opportunità per essere un po’ più felici.